IL RACCONTAFIABE - Seguito al "C'era una volta …"
. - Apriamo. Entrò una vecchina come loro, tutta coperta di neve, inzuppata d'acqua e inzaccherata. - Chi siete? Dove andate? - Sono la Fortuna; vado
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. Mi vesto da uomo e fingo di essere un figurinaio. Il cuore mi dice che troverò le monete. Se non faccio così, sono perduta. Il Re acconsentì. La
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sotto mano; poi, afferra un bastone, e giù colpi da orbo. - Sono io, marito mio! Sono io, marito mio! Credeva di parlare e abbaiava. Colui, che la
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, nuotava, tutta grondante, e veniva diritta verso di lui. - Pescatore, perché ti lamenti? - Sono un disgraziato! Vo' a pescare, e non piglio più
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patti: - Grillino, ti dò un tesoro! - Ce l'ho, Maestà. - Grillino, ti faccio barone. - Sono qualcosa di più, Maestà. - Che tu sei? - Sono Reuccio. Il
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mugnaio. Per la via gli domandavano: - Di chi sono cotesti corni, mugnaio? - Sono miei. Uno lo regalo, l'altro lo do per nulla. E se ne tornò al mulino
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. Anzi, prima di nasconder la coda nei calzoni, si voltò verso il Re, la inarcò e l'agitò, come soglion fare i cavalli quando sono allegri, e si curvò
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entrò in grande curiosità, e volle andare in cucina per vederla lavorare. - In cucina dobbiamo starci soltanto mio padre e io. - Io sono il Reuccio
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Reuccio aprì gli occhi, quasi si svegliasse da una gran dormita. - Chi siete, bella figliuola? - Sono la figlia dell'Orco; non abbiate paura. Voi chi
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comprare i chiodi e la colla. - Colla ce n'avete tanta! - Quella serve per me. - Che buon odore di vivande, Mastro Acconcia-e-guasta! - Sono i resti
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Re s'infastidiva di sentir parlare fin con la voce ordinaria. - Perché urlate? - rimproverava a tutti - Non sono mica sordo! Star due minuti ad
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vestiti. - Sono Fata Fiore; mi chiamano così perché un mese son creatura vivente e un mese Fiore: è il mio destino. Tu mi hai raccolto, mi hai ripulito
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donna? - Cerco del Re. - Il Re sono io. La vecchia gli fece una bella riverenza e gli porse una lettera: - É del Re di Spagna. Il Re di Spagna pregava
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tratto e in poco d'ora morì. Il Re se n'accorò. La notte, il solito lamentìo: - Ah, Reuccio, Reuccio, come m'hai abbandonata! - Non sono più Reuccio
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sportellino dell'uscio: - O rendi la vista al Reuccio, o ti fo arrostire vivo vivo. Sono passati tre giorni. - Maestà, non ci ho colpa! Grazia, Maestà! Almeno